La giornata è rivolta a professionisti e non, chiunque voglia avvicinarsi al mondo degli interventi assistiti dal cavallo nel rispetto dell'equilibrio psicofisico di questo meraviglioso animale.
La Riabilitazione Equestre in ambito educativo: esperienze e pratiche nel Veneto
La Riabilitazione Equestre è un insieme di tecniche che utilizza il cavallo come ausilio terapeutico-riabilitativo per affrontare difficoltà fisiche, psichiche e comportamentali.
La R.E. in ambito educativo
martedì 3 febbraio 2015
sabato 31 gennaio 2015
venerdì 26 dicembre 2014
sabato 20 dicembre 2014
Il linguaggio non verbale. Un riscontro attivo da parte vostra!
L'importanza del linguaggio non verbale, ossia il linguaggio del corpo, la comunicazione non parlata: ritmo , silenzio, sistema cinesico, attenzione ai segnali che vengono dagli altri.
Tutto per entrare in relazione col mondo che ci circonda.
Abbiamo pubblicato post con nozioni base su quella che può essere la Riabilitazione Equestre in ambito Educativo e Pedagogico, menzionato alcune delle tante tecniche utilizzate, espresso opinioni e nozioni su come dovrebbe essere "curato" il cavallo.
Adesso mi piacerebbe avere un riscontro da parte vostra, un riscontro attivo e non più informativo.
Non mi interessa competenza per poter commentare.
Mi piacerebbe confrontarmi con quanti interessati a tale ambito e che lo scopo del blog si tramutasse in una condivisione di opinioni e confronti sulle proprie esperienze. Qualunque opinione è ben accetta.
Adesso vorrei porvi delle domande specifiche a cui mi piacerebbe rispondeste:
- Qual è l'importanza reale per voi del linguaggio non verbale ( non solo con l'animale) nella comunicazione quotidiana?
-Quali altri aspetti secondo voi possono influire sulla comunicazione non verbale oltre a quelli sopra citati?
Vi invito a riflettere e ad esprimere un vostro parere.
Spero commentiate in tanti,
Ilaria.
Tutto per entrare in relazione col mondo che ci circonda.
Adesso mi piacerebbe avere un riscontro da parte vostra, un riscontro attivo e non più informativo.
Non mi interessa competenza per poter commentare.
Mi piacerebbe confrontarmi con quanti interessati a tale ambito e che lo scopo del blog si tramutasse in una condivisione di opinioni e confronti sulle proprie esperienze. Qualunque opinione è ben accetta.
Adesso vorrei porvi delle domande specifiche a cui mi piacerebbe rispondeste:
- Qual è l'importanza reale per voi del linguaggio non verbale ( non solo con l'animale) nella comunicazione quotidiana?
-Quali altri aspetti secondo voi possono influire sulla comunicazione non verbale oltre a quelli sopra citati?
Vi invito a riflettere e ad esprimere un vostro parere.
Spero commentiate in tanti,
Ilaria.
Un sogno di libertà
Vi presento una nuova autrice che parteciperà attivamente al blog per la sua esperienza ed il suo amore per il cavalli: Fiorenza Scagnetto.
Il video che vi allego parlerà da solo per lei.
Un bacio a tutti,
Ilaria
Il video che vi allego parlerà da solo per lei.
Un bacio a tutti,
Ilaria
domenica 14 dicembre 2014
Il benessere nel cavallo in riabilitazione equestre
La tutela del benessere psico fisico del cavallo che partecipa alle terapia a mezzo cavallo è fondamentale ed alla base di qualsiasi attività svolta.
Ma cosa si intende per benessere psicofisco del cavallo?
Per rispondere a questa domanda è necessario fare un passo indietro e focalizzare l'attenzione su alcuni aspetti, seppur ovvi.
Il cavallo è un animale sociale, pertanto non è geneticamente portato a vivere solo, ma ha bisogno dell'interazione con suoi simili ed in quanto preda, laddove si senta minacciato, sceglierà la fuga.
Il cavallo si è evoluto accanto all'uomo accompagnandolo nel corso dei secoli e si può pertanto affermare che abbia compiuto, come il cane, un processo di domesticazione andando ad acquisire componenti socio-cognitive tali da permettergli di interpretare al meglio al comunicazione non verbale umana. L'uomo, d'altro canto, ha mantenuto per molti secoli, e spesso mantiene ancora oggi, l'atteggiamento tipico del predatore nei confronti della preda, pertanto, nonostante il cavallo sia un animale con una capacità di apprendimento straordinaria, l'uomo ha scelto metodi coercitivi e la violenza per affermare la propria supremazia su questo animale straordinario.
Ancor oggi il cavallo è considerato in Italia un animale da reddito e non un animale domestico.
Ma poco alla volta le cose stanno cambiando, iniziano ad affermarsi nuove metodologie di approccio al cavallo rispettose della sua natura e che affondano le proprie radici in insegnamenti classici, da Senofonte ai grandi maestri francesci e spagnoli.
Premettendo che oggi come oggi esistono poche realtà che vedono il cavallo brado e ne rispettano in tal modo la sua natura, la maggior parte dei cavalli vive scuderizzata condividendo la propria vita con l'uomo, il predatore per eccellenza.
Ma allora, come può l'uomo - predatore, relazionarsi al cavallo -preda in modo etico e rispettoso in una realtà scuderizzata?
Riassumiamolo per punti:
- garantendogli l'interazione con suo simili all'interno di paddocks il più ampi possibili anche durante l'inverno, in tal caso una buona coperta impermeabile permetterà di tenerli fuori anche in caso di pioggia e mantenerli puliti (cosa indispensabile per ottimizzare i tempi di gestione durante le attività di terapia)
- somministrando loro cibo in modo continuo ma in piccole quantità, questo si può ottenere in termini concreti utilizzando reti a maglie non grandi che conterranno la giusta quantità di fieno e faranno in modo che i nostri amici abbiano sempre qualcosa da fare e sia rispettata la loro natura (in natura mangiano di continuo fino a 19 ore al giorno ma piccole quantità)
- assicuriamo ai nostri compagni una bella lettiera soffice e pulita ( limitandola alla notte o a giornate particolarmente piovose o fredde) in box almeno 3per3 (ricordiamoci che amano dormire distesi se si sentono al sicuro )
- se possibile gestiamoli senza i ferri, il loro benessere fisico generale ne risentirà positivamente oltre ad essere più sicuro in caso di incidenti ( pestate, calci)
E' inoltre indispensabile che i cavalli che svolgono terapia siano ginnasticati in modo corretto. Il cavallo non è strutturalmente costruito per portare del peso sulla schiena, nonostante la sua mole possa far pensare il contrario, pertanto è necessario un lavoro costante per mantenere la muscolatura di schiena e addome tonica.
E' responsabilità del tecnico di riabilitazione assicurarsi che i cavalli siano montati e lavorati anche al di fuori delle ore di attività con gli utenti, questo per garantire loro un riequilibriio a livello fisico e psicologico. Infatti il carico emotivo e psicologico durante le sedute è veramente intenso per il cavallo, mentre dal punto di vista fisico i pattern patologici adottati dai pazienti ricadono sul cavallo e sulla sua locomozione, rischiando di far assumere al cavallo atteggiamenti e posture non consone e soprattutto nocive per il suo benessere fisico.
Nel lavoro alla longe e in quello montato il cavallo deve poter lavorare in distensione, decontraendo la mandibola ed aprendo la nuca (pertanto è da condannare qualsiasi pratica che iperfletta, chiuda, ecc..) e portandosi in avanti. La decontrazione della mandibola permette una decontrazione generale, un impegno dei posteriori con conseguente sviluppo della muscolatura di addome e schiena.
A fronte di ciò l'utilizzo di strumenti quali chiudibocca, martingale, gouge, ecc.. è da evitare e anzi condannare in quanto non rispettose del cavallo, preferendo piuttosto l'utilizzo di capezze, bitless e filetti spezzati a due magari con aste lunghe . Questo vale sia nel lavoro durante le sedute sia nel lavoro di addestramento. Durante il lavoro, a meno che gli utenti non siano già a un buon livello di autonomia, è consigliabile predisporre i finimenti in modo che le redini con le quali la persona guiderà il cavallo siano attaccate ad una capezza o bitless , meno invasive rispetto alle imboccature. In tal caso è necessario abituare i cavalli a rispondere alle pressioni in modo efficace e veloce, attraverso un addestramento con tecniche di natural horsmanship (tecnica che può essere impiegata ed insegnata agli utenti nelle terapie occupazionali con risultati alle volte straordinari)
Si evince come un cavallo da riabilitazione non debba essere semplicemente di indole buona e collaborativa, ma debba essere seguito costantemente per mantenerlo in ottima salute. Diffidate da chi vi vuole regalare un buon vecchio cavallo a fine carriera adatto all'attività perchè non è così, a livello fisico deve essere sano ed a livello mentale equilibrato e rilassato.
Al centro di un'equipe multidisciplinare impegnata nella terapia a mezzo cavallo, c'è appunto lui. il CAVALLO, senza di lui nulla potrebbe essere fatto, pertanto è nostro dovere etico e morale preservarlo e garantirgli una vita lunga e rispettosa della sua natura nei termini delle nostre possibilità.
Ed infine ricordate sempre di insegnare a chiunque si avvicini al cavallo , sia l'utente, il familiare, l'ausiliare,il tirocinante, ecc,, di ringraziarlo del suo meraviglioso e straordinario lavoro; un biscotto, una mela o una carota, gratificheranno il lavoro di tutti bipedi ed equidi!
Ma cosa si intende per benessere psicofisco del cavallo?
Per rispondere a questa domanda è necessario fare un passo indietro e focalizzare l'attenzione su alcuni aspetti, seppur ovvi.
Il cavallo è un animale sociale, pertanto non è geneticamente portato a vivere solo, ma ha bisogno dell'interazione con suoi simili ed in quanto preda, laddove si senta minacciato, sceglierà la fuga.
Il cavallo si è evoluto accanto all'uomo accompagnandolo nel corso dei secoli e si può pertanto affermare che abbia compiuto, come il cane, un processo di domesticazione andando ad acquisire componenti socio-cognitive tali da permettergli di interpretare al meglio al comunicazione non verbale umana. L'uomo, d'altro canto, ha mantenuto per molti secoli, e spesso mantiene ancora oggi, l'atteggiamento tipico del predatore nei confronti della preda, pertanto, nonostante il cavallo sia un animale con una capacità di apprendimento straordinaria, l'uomo ha scelto metodi coercitivi e la violenza per affermare la propria supremazia su questo animale straordinario.
Ancor oggi il cavallo è considerato in Italia un animale da reddito e non un animale domestico.
Ma poco alla volta le cose stanno cambiando, iniziano ad affermarsi nuove metodologie di approccio al cavallo rispettose della sua natura e che affondano le proprie radici in insegnamenti classici, da Senofonte ai grandi maestri francesci e spagnoli.
Premettendo che oggi come oggi esistono poche realtà che vedono il cavallo brado e ne rispettano in tal modo la sua natura, la maggior parte dei cavalli vive scuderizzata condividendo la propria vita con l'uomo, il predatore per eccellenza.
Ma allora, come può l'uomo - predatore, relazionarsi al cavallo -preda in modo etico e rispettoso in una realtà scuderizzata?
Riassumiamolo per punti:
- garantendogli l'interazione con suo simili all'interno di paddocks il più ampi possibili anche durante l'inverno, in tal caso una buona coperta impermeabile permetterà di tenerli fuori anche in caso di pioggia e mantenerli puliti (cosa indispensabile per ottimizzare i tempi di gestione durante le attività di terapia)
- somministrando loro cibo in modo continuo ma in piccole quantità, questo si può ottenere in termini concreti utilizzando reti a maglie non grandi che conterranno la giusta quantità di fieno e faranno in modo che i nostri amici abbiano sempre qualcosa da fare e sia rispettata la loro natura (in natura mangiano di continuo fino a 19 ore al giorno ma piccole quantità)
- assicuriamo ai nostri compagni una bella lettiera soffice e pulita ( limitandola alla notte o a giornate particolarmente piovose o fredde) in box almeno 3per3 (ricordiamoci che amano dormire distesi se si sentono al sicuro )
- se possibile gestiamoli senza i ferri, il loro benessere fisico generale ne risentirà positivamente oltre ad essere più sicuro in caso di incidenti ( pestate, calci)
E' inoltre indispensabile che i cavalli che svolgono terapia siano ginnasticati in modo corretto. Il cavallo non è strutturalmente costruito per portare del peso sulla schiena, nonostante la sua mole possa far pensare il contrario, pertanto è necessario un lavoro costante per mantenere la muscolatura di schiena e addome tonica.
E' responsabilità del tecnico di riabilitazione assicurarsi che i cavalli siano montati e lavorati anche al di fuori delle ore di attività con gli utenti, questo per garantire loro un riequilibriio a livello fisico e psicologico. Infatti il carico emotivo e psicologico durante le sedute è veramente intenso per il cavallo, mentre dal punto di vista fisico i pattern patologici adottati dai pazienti ricadono sul cavallo e sulla sua locomozione, rischiando di far assumere al cavallo atteggiamenti e posture non consone e soprattutto nocive per il suo benessere fisico.
Nel lavoro alla longe e in quello montato il cavallo deve poter lavorare in distensione, decontraendo la mandibola ed aprendo la nuca (pertanto è da condannare qualsiasi pratica che iperfletta, chiuda, ecc..) e portandosi in avanti. La decontrazione della mandibola permette una decontrazione generale, un impegno dei posteriori con conseguente sviluppo della muscolatura di addome e schiena.
A fronte di ciò l'utilizzo di strumenti quali chiudibocca, martingale, gouge, ecc.. è da evitare e anzi condannare in quanto non rispettose del cavallo, preferendo piuttosto l'utilizzo di capezze, bitless e filetti spezzati a due magari con aste lunghe . Questo vale sia nel lavoro durante le sedute sia nel lavoro di addestramento. Durante il lavoro, a meno che gli utenti non siano già a un buon livello di autonomia, è consigliabile predisporre i finimenti in modo che le redini con le quali la persona guiderà il cavallo siano attaccate ad una capezza o bitless , meno invasive rispetto alle imboccature. In tal caso è necessario abituare i cavalli a rispondere alle pressioni in modo efficace e veloce, attraverso un addestramento con tecniche di natural horsmanship (tecnica che può essere impiegata ed insegnata agli utenti nelle terapie occupazionali con risultati alle volte straordinari)
Si evince come un cavallo da riabilitazione non debba essere semplicemente di indole buona e collaborativa, ma debba essere seguito costantemente per mantenerlo in ottima salute. Diffidate da chi vi vuole regalare un buon vecchio cavallo a fine carriera adatto all'attività perchè non è così, a livello fisico deve essere sano ed a livello mentale equilibrato e rilassato.
Al centro di un'equipe multidisciplinare impegnata nella terapia a mezzo cavallo, c'è appunto lui. il CAVALLO, senza di lui nulla potrebbe essere fatto, pertanto è nostro dovere etico e morale preservarlo e garantirgli una vita lunga e rispettosa della sua natura nei termini delle nostre possibilità.
Ed infine ricordate sempre di insegnare a chiunque si avvicini al cavallo , sia l'utente, il familiare, l'ausiliare,il tirocinante, ecc,, di ringraziarlo del suo meraviglioso e straordinario lavoro; un biscotto, una mela o una carota, gratificheranno il lavoro di tutti bipedi ed equidi!
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