La Riabilitazione Equestre è un insieme di tecniche che utilizza il cavallo come ausilio terapeutico-riabilitativo per affrontare difficoltà fisiche, psichiche e comportamentali.
La R.E. in ambito educativo
venerdì 26 dicembre 2014
sabato 20 dicembre 2014
Il linguaggio non verbale. Un riscontro attivo da parte vostra!
L'importanza del linguaggio non verbale, ossia il linguaggio del corpo, la comunicazione non parlata: ritmo , silenzio, sistema cinesico, attenzione ai segnali che vengono dagli altri.
Tutto per entrare in relazione col mondo che ci circonda.
Abbiamo pubblicato post con nozioni base su quella che può essere la Riabilitazione Equestre in ambito Educativo e Pedagogico, menzionato alcune delle tante tecniche utilizzate, espresso opinioni e nozioni su come dovrebbe essere "curato" il cavallo.
Adesso mi piacerebbe avere un riscontro da parte vostra, un riscontro attivo e non più informativo.
Non mi interessa competenza per poter commentare.
Mi piacerebbe confrontarmi con quanti interessati a tale ambito e che lo scopo del blog si tramutasse in una condivisione di opinioni e confronti sulle proprie esperienze. Qualunque opinione è ben accetta.
Adesso vorrei porvi delle domande specifiche a cui mi piacerebbe rispondeste:
- Qual è l'importanza reale per voi del linguaggio non verbale ( non solo con l'animale) nella comunicazione quotidiana?
-Quali altri aspetti secondo voi possono influire sulla comunicazione non verbale oltre a quelli sopra citati?
Vi invito a riflettere e ad esprimere un vostro parere.
Spero commentiate in tanti,
Ilaria.
Tutto per entrare in relazione col mondo che ci circonda.
Adesso mi piacerebbe avere un riscontro da parte vostra, un riscontro attivo e non più informativo.
Non mi interessa competenza per poter commentare.
Mi piacerebbe confrontarmi con quanti interessati a tale ambito e che lo scopo del blog si tramutasse in una condivisione di opinioni e confronti sulle proprie esperienze. Qualunque opinione è ben accetta.
Adesso vorrei porvi delle domande specifiche a cui mi piacerebbe rispondeste:
- Qual è l'importanza reale per voi del linguaggio non verbale ( non solo con l'animale) nella comunicazione quotidiana?
-Quali altri aspetti secondo voi possono influire sulla comunicazione non verbale oltre a quelli sopra citati?
Vi invito a riflettere e ad esprimere un vostro parere.
Spero commentiate in tanti,
Ilaria.
Un sogno di libertà
Vi presento una nuova autrice che parteciperà attivamente al blog per la sua esperienza ed il suo amore per il cavalli: Fiorenza Scagnetto.
Il video che vi allego parlerà da solo per lei.
Un bacio a tutti,
Ilaria
Il video che vi allego parlerà da solo per lei.
Un bacio a tutti,
Ilaria
domenica 14 dicembre 2014
Il benessere nel cavallo in riabilitazione equestre
La tutela del benessere psico fisico del cavallo che partecipa alle terapia a mezzo cavallo è fondamentale ed alla base di qualsiasi attività svolta.
Ma cosa si intende per benessere psicofisco del cavallo?
Per rispondere a questa domanda è necessario fare un passo indietro e focalizzare l'attenzione su alcuni aspetti, seppur ovvi.
Il cavallo è un animale sociale, pertanto non è geneticamente portato a vivere solo, ma ha bisogno dell'interazione con suoi simili ed in quanto preda, laddove si senta minacciato, sceglierà la fuga.
Il cavallo si è evoluto accanto all'uomo accompagnandolo nel corso dei secoli e si può pertanto affermare che abbia compiuto, come il cane, un processo di domesticazione andando ad acquisire componenti socio-cognitive tali da permettergli di interpretare al meglio al comunicazione non verbale umana. L'uomo, d'altro canto, ha mantenuto per molti secoli, e spesso mantiene ancora oggi, l'atteggiamento tipico del predatore nei confronti della preda, pertanto, nonostante il cavallo sia un animale con una capacità di apprendimento straordinaria, l'uomo ha scelto metodi coercitivi e la violenza per affermare la propria supremazia su questo animale straordinario.
Ancor oggi il cavallo è considerato in Italia un animale da reddito e non un animale domestico.
Ma poco alla volta le cose stanno cambiando, iniziano ad affermarsi nuove metodologie di approccio al cavallo rispettose della sua natura e che affondano le proprie radici in insegnamenti classici, da Senofonte ai grandi maestri francesci e spagnoli.
Premettendo che oggi come oggi esistono poche realtà che vedono il cavallo brado e ne rispettano in tal modo la sua natura, la maggior parte dei cavalli vive scuderizzata condividendo la propria vita con l'uomo, il predatore per eccellenza.
Ma allora, come può l'uomo - predatore, relazionarsi al cavallo -preda in modo etico e rispettoso in una realtà scuderizzata?
Riassumiamolo per punti:
- garantendogli l'interazione con suo simili all'interno di paddocks il più ampi possibili anche durante l'inverno, in tal caso una buona coperta impermeabile permetterà di tenerli fuori anche in caso di pioggia e mantenerli puliti (cosa indispensabile per ottimizzare i tempi di gestione durante le attività di terapia)
- somministrando loro cibo in modo continuo ma in piccole quantità, questo si può ottenere in termini concreti utilizzando reti a maglie non grandi che conterranno la giusta quantità di fieno e faranno in modo che i nostri amici abbiano sempre qualcosa da fare e sia rispettata la loro natura (in natura mangiano di continuo fino a 19 ore al giorno ma piccole quantità)
- assicuriamo ai nostri compagni una bella lettiera soffice e pulita ( limitandola alla notte o a giornate particolarmente piovose o fredde) in box almeno 3per3 (ricordiamoci che amano dormire distesi se si sentono al sicuro )
- se possibile gestiamoli senza i ferri, il loro benessere fisico generale ne risentirà positivamente oltre ad essere più sicuro in caso di incidenti ( pestate, calci)
E' inoltre indispensabile che i cavalli che svolgono terapia siano ginnasticati in modo corretto. Il cavallo non è strutturalmente costruito per portare del peso sulla schiena, nonostante la sua mole possa far pensare il contrario, pertanto è necessario un lavoro costante per mantenere la muscolatura di schiena e addome tonica.
E' responsabilità del tecnico di riabilitazione assicurarsi che i cavalli siano montati e lavorati anche al di fuori delle ore di attività con gli utenti, questo per garantire loro un riequilibriio a livello fisico e psicologico. Infatti il carico emotivo e psicologico durante le sedute è veramente intenso per il cavallo, mentre dal punto di vista fisico i pattern patologici adottati dai pazienti ricadono sul cavallo e sulla sua locomozione, rischiando di far assumere al cavallo atteggiamenti e posture non consone e soprattutto nocive per il suo benessere fisico.
Nel lavoro alla longe e in quello montato il cavallo deve poter lavorare in distensione, decontraendo la mandibola ed aprendo la nuca (pertanto è da condannare qualsiasi pratica che iperfletta, chiuda, ecc..) e portandosi in avanti. La decontrazione della mandibola permette una decontrazione generale, un impegno dei posteriori con conseguente sviluppo della muscolatura di addome e schiena.
A fronte di ciò l'utilizzo di strumenti quali chiudibocca, martingale, gouge, ecc.. è da evitare e anzi condannare in quanto non rispettose del cavallo, preferendo piuttosto l'utilizzo di capezze, bitless e filetti spezzati a due magari con aste lunghe . Questo vale sia nel lavoro durante le sedute sia nel lavoro di addestramento. Durante il lavoro, a meno che gli utenti non siano già a un buon livello di autonomia, è consigliabile predisporre i finimenti in modo che le redini con le quali la persona guiderà il cavallo siano attaccate ad una capezza o bitless , meno invasive rispetto alle imboccature. In tal caso è necessario abituare i cavalli a rispondere alle pressioni in modo efficace e veloce, attraverso un addestramento con tecniche di natural horsmanship (tecnica che può essere impiegata ed insegnata agli utenti nelle terapie occupazionali con risultati alle volte straordinari)
Si evince come un cavallo da riabilitazione non debba essere semplicemente di indole buona e collaborativa, ma debba essere seguito costantemente per mantenerlo in ottima salute. Diffidate da chi vi vuole regalare un buon vecchio cavallo a fine carriera adatto all'attività perchè non è così, a livello fisico deve essere sano ed a livello mentale equilibrato e rilassato.
Al centro di un'equipe multidisciplinare impegnata nella terapia a mezzo cavallo, c'è appunto lui. il CAVALLO, senza di lui nulla potrebbe essere fatto, pertanto è nostro dovere etico e morale preservarlo e garantirgli una vita lunga e rispettosa della sua natura nei termini delle nostre possibilità.
Ed infine ricordate sempre di insegnare a chiunque si avvicini al cavallo , sia l'utente, il familiare, l'ausiliare,il tirocinante, ecc,, di ringraziarlo del suo meraviglioso e straordinario lavoro; un biscotto, una mela o una carota, gratificheranno il lavoro di tutti bipedi ed equidi!
Ma cosa si intende per benessere psicofisco del cavallo?
Per rispondere a questa domanda è necessario fare un passo indietro e focalizzare l'attenzione su alcuni aspetti, seppur ovvi.
Il cavallo è un animale sociale, pertanto non è geneticamente portato a vivere solo, ma ha bisogno dell'interazione con suoi simili ed in quanto preda, laddove si senta minacciato, sceglierà la fuga.
Il cavallo si è evoluto accanto all'uomo accompagnandolo nel corso dei secoli e si può pertanto affermare che abbia compiuto, come il cane, un processo di domesticazione andando ad acquisire componenti socio-cognitive tali da permettergli di interpretare al meglio al comunicazione non verbale umana. L'uomo, d'altro canto, ha mantenuto per molti secoli, e spesso mantiene ancora oggi, l'atteggiamento tipico del predatore nei confronti della preda, pertanto, nonostante il cavallo sia un animale con una capacità di apprendimento straordinaria, l'uomo ha scelto metodi coercitivi e la violenza per affermare la propria supremazia su questo animale straordinario.
Ancor oggi il cavallo è considerato in Italia un animale da reddito e non un animale domestico.
Ma poco alla volta le cose stanno cambiando, iniziano ad affermarsi nuove metodologie di approccio al cavallo rispettose della sua natura e che affondano le proprie radici in insegnamenti classici, da Senofonte ai grandi maestri francesci e spagnoli.
Premettendo che oggi come oggi esistono poche realtà che vedono il cavallo brado e ne rispettano in tal modo la sua natura, la maggior parte dei cavalli vive scuderizzata condividendo la propria vita con l'uomo, il predatore per eccellenza.
Ma allora, come può l'uomo - predatore, relazionarsi al cavallo -preda in modo etico e rispettoso in una realtà scuderizzata?
Riassumiamolo per punti:
- garantendogli l'interazione con suo simili all'interno di paddocks il più ampi possibili anche durante l'inverno, in tal caso una buona coperta impermeabile permetterà di tenerli fuori anche in caso di pioggia e mantenerli puliti (cosa indispensabile per ottimizzare i tempi di gestione durante le attività di terapia)
- somministrando loro cibo in modo continuo ma in piccole quantità, questo si può ottenere in termini concreti utilizzando reti a maglie non grandi che conterranno la giusta quantità di fieno e faranno in modo che i nostri amici abbiano sempre qualcosa da fare e sia rispettata la loro natura (in natura mangiano di continuo fino a 19 ore al giorno ma piccole quantità)
- assicuriamo ai nostri compagni una bella lettiera soffice e pulita ( limitandola alla notte o a giornate particolarmente piovose o fredde) in box almeno 3per3 (ricordiamoci che amano dormire distesi se si sentono al sicuro )
- se possibile gestiamoli senza i ferri, il loro benessere fisico generale ne risentirà positivamente oltre ad essere più sicuro in caso di incidenti ( pestate, calci)
E' inoltre indispensabile che i cavalli che svolgono terapia siano ginnasticati in modo corretto. Il cavallo non è strutturalmente costruito per portare del peso sulla schiena, nonostante la sua mole possa far pensare il contrario, pertanto è necessario un lavoro costante per mantenere la muscolatura di schiena e addome tonica.
E' responsabilità del tecnico di riabilitazione assicurarsi che i cavalli siano montati e lavorati anche al di fuori delle ore di attività con gli utenti, questo per garantire loro un riequilibriio a livello fisico e psicologico. Infatti il carico emotivo e psicologico durante le sedute è veramente intenso per il cavallo, mentre dal punto di vista fisico i pattern patologici adottati dai pazienti ricadono sul cavallo e sulla sua locomozione, rischiando di far assumere al cavallo atteggiamenti e posture non consone e soprattutto nocive per il suo benessere fisico.
Nel lavoro alla longe e in quello montato il cavallo deve poter lavorare in distensione, decontraendo la mandibola ed aprendo la nuca (pertanto è da condannare qualsiasi pratica che iperfletta, chiuda, ecc..) e portandosi in avanti. La decontrazione della mandibola permette una decontrazione generale, un impegno dei posteriori con conseguente sviluppo della muscolatura di addome e schiena.
A fronte di ciò l'utilizzo di strumenti quali chiudibocca, martingale, gouge, ecc.. è da evitare e anzi condannare in quanto non rispettose del cavallo, preferendo piuttosto l'utilizzo di capezze, bitless e filetti spezzati a due magari con aste lunghe . Questo vale sia nel lavoro durante le sedute sia nel lavoro di addestramento. Durante il lavoro, a meno che gli utenti non siano già a un buon livello di autonomia, è consigliabile predisporre i finimenti in modo che le redini con le quali la persona guiderà il cavallo siano attaccate ad una capezza o bitless , meno invasive rispetto alle imboccature. In tal caso è necessario abituare i cavalli a rispondere alle pressioni in modo efficace e veloce, attraverso un addestramento con tecniche di natural horsmanship (tecnica che può essere impiegata ed insegnata agli utenti nelle terapie occupazionali con risultati alle volte straordinari)
Si evince come un cavallo da riabilitazione non debba essere semplicemente di indole buona e collaborativa, ma debba essere seguito costantemente per mantenerlo in ottima salute. Diffidate da chi vi vuole regalare un buon vecchio cavallo a fine carriera adatto all'attività perchè non è così, a livello fisico deve essere sano ed a livello mentale equilibrato e rilassato.
Al centro di un'equipe multidisciplinare impegnata nella terapia a mezzo cavallo, c'è appunto lui. il CAVALLO, senza di lui nulla potrebbe essere fatto, pertanto è nostro dovere etico e morale preservarlo e garantirgli una vita lunga e rispettosa della sua natura nei termini delle nostre possibilità.
Ed infine ricordate sempre di insegnare a chiunque si avvicini al cavallo , sia l'utente, il familiare, l'ausiliare,il tirocinante, ecc,, di ringraziarlo del suo meraviglioso e straordinario lavoro; un biscotto, una mela o una carota, gratificheranno il lavoro di tutti bipedi ed equidi!
venerdì 12 dicembre 2014
Figure di maneggio e Gimkane
La Gimkana è una gara di precisione e consiste in un percorso lungo il quale sono disposti degli "Elementi" che il cavaliere deve affrontare e superare a cavallo nel modo prescritto, dimostrando di saper controllare cavallo durante tutto il percorso e di saper usare correttamente gli aiuti .
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| esempio di percorso di Gimkana al passo |
Il percorso è costituito da un minimo di 6 a un massimo di 10 elementi da superarsi al passo, al trotto o al galoppo.
Ogni elemento va numerato secondo una successione logica con un numero posto in basso a destra.
Esistono varie categorie e gradi di Gimkane.
Il dipartimento di Equitazione Paraolimpica, in collaborazione con la Riabilitazione Equestre; il Dipartimento Volteggio ed il Dipartimento Attachi istituisce il CIRCUITO PREPARATORIO DI BASE.
In alcuni maneggi le Gimkane vengono adattate in base agli obiettivi specifici della Riabilitazione, con l'aiuto anche delle lettere di riferimento del campo.
In particolari casi lo scopo è quello di eseguire delle semplici figure di maneggio (tagliate trasversale, cambiamento trasversale, cambiamento diagonale, circolo nel centro del campo, mezze volte e volte), attraverso l'utilizzo di un percorso prestabilito e numerato.
Lo scopo è quello di sviluppare l'organizzazione dello schema corporeo e l'orientamento spazio-temporale, la coordinazione oculo-manuale, l'adattamento ideo-motorio, l'adattamento alla fatica muscolare, la lateralizzazione e la memorizzazione. Non entro troppo nello specifico di quello che questo lavoro può fare a livello neuromotorio in quanto non è strettamente di mia competenza e il mio interesse, come già accennato, è di tipo pedagogico, educativo e didattico. Ritorna sempre il concetto di autonomia che genera autostima che si ripercuote nella vita quotidiana. Qui infatti c'è la guida del cavallo: è una questione di sensibilità e misura, non bisogna infatti impartire ordini in maniera brutale, ma solo con fermezza. Questo porta all'autocontrollo. Inoltre la sensazione di guidare il cavallo da' un senso di sicurezza e di importanza, per una volta sei te che guidi e dirigi, stabilisci dove andare e ti prepari a portarci il cavallo. E' il cavallo a seguire te, e questo è un fattore che incide particolarmente in tutti, soprattutto nei soggetti con disabilità.
Prima di iniziare il percorso l'operatore dovrà accompagnare l'utente e trasmettergli fiducia, aggiustandolo nella postura e nei movimenti e aiutandolo nella memorizzazione del percorso che poi andrà a svolgere in totale autonomia (per chi ne fosse in grado, altrimenti l'operatore rimarrà vicino al cavallo per sicurezza dell'utente, ma mantenendo comunque la giusta distanza in modo tale che il cavaliere si senta realmente autonomo).
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| Il campo con le lettere di riferimento |
Il percorso può essere di vari livelli a seconda delle capacità e delle possibilità dell'utenza e può essere variato e modificato anche in base all'età ( si può rendere più competitivo per gli adulti e più ludico per i bambini).
mercoledì 10 dicembre 2014
Il Volteggio propedeutico
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| Il lavoro di squadra |
Il Volteggio
a cavallo consiste nell'eseguire esercizi ginnici a corpo libero
nelle andature passo, trotto e galoppo. Il cavallo viene tenuto alla
longia dal longeur
che utilizza come ausili, oltre alla longia, la frusta e la voce. Il
longeur deve sempre stare fermo nello stesso punto del campo creando
attorno a sé un circolo di 13-15m attraverso la longia tesa. Questa disciplina viene
definita come massima espressione dell'equitazione. Prevede cavallo e
uomo in perfetta sincronia, è uno sport
che può essere sia individuale che di squadra.
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| camminare accanto al cavallo da terra per seguire il suo ritmo |
Nel mio caso mi concentrei sul
volteggio propedeutico, permettendo di
dare le basi della disciplina ma che non sia disciplina
propriamente detta, lavorando così sulla persona che necessita di obiettivi. Questo porta a dedicarci all'esercizio sul
movimento, equilibrio, conoscenza del cavallo in
una situazione che non prevede la guida dell'animale. MI interessa appositamente il lavoro di squadra in quanto l'individualità non può
essere cristallizzata nell'ambito dell'esperienza del singolo, ma
deve rientrare in una dimensione di “relazione”. Le persone condividono il cavallo
utilizzato propriamente bardato,
per raggiungere detreminati scopi: sviluppare
lo spirito della
squadra ed il rispetto di regole sociali e relazionai nel gruppo in
un clima di inclusività.
Tale
disciplina è importantissima anche per
altri fattori fondamentali in quanto è
in grado di sviluppare non solo le
qualità sopracitate ma anche molteplici
qualità di cui i nostri utenti, e non
solo, hanno grande necessità: la
coordinazione, l'equilibrio, l'agilità, la destrezza, la
memorizzazione, l'attenzione, la
concentrazione, la sicurezza, il
coraggio, l'espressività e la
creatività.
Prima di
farli salire a cavallo,
gli utenti
vanno fatti scaldare a terra, come da
prassi nella disciplina del volteggio, con esercizi che favoriscono lo sviluppo di resistenza, mobilità, forza, equilibrio,
coordinazione. Per eseguire tali
esercizi, il campo viene dotato di
attrezzature specifiche come ausili:
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| Il cavallo finto |
1. il
cavallo finto: si tratta di uno
strumento per evitare di affaticare il cavallo più del necessario,
per provare esercizi già conosciuti e per sperimentarne degli altri.
Inoltre il cavallo finto è un elemento neutro a livello emozionale,
per cui il ragazzo può provare gli esercizi, che poi ripeterà sopra
il cavallo vero, senza però l'ansia di dover gestire anche
quest'ultimo.
Si possono usare anche altri esercizi, incentrati sulla propriocezione per organizzare il movimento, per l' aggiustamento posturale e per permettere di rilassare il corpo per permettere una migliore prestazione una volta a cavallo. Fondamentali sono gli esercizi che permettono la percezione del corpo in movimento nello spazio, uno degli obiettivi primari proprio sul quale si lavora molto nell'ambito della Rieducazione Equestre.
2. il
tappeto elastico: aiuta
a percepire il movimento molleggiato per la salita e la discesa
autonoma da cavallo. Sviluppa forza, resistenza, equilibrio e
controllo della propria motricità. Fondamentale per la gestione
dell'elasticità delle gambe e del loro ammortizzamento.
3. i
cerchi in plastica colorata a terra: favoriscono
l'incontro e il lavoro assieme, per cui la socializzazione, in quanto
possono essere condivisi ed essere usati per il confronto. Il ragazzo
entra ed esce saltando dentro e fuori dai cerchi a piedi pari e poi
dispari migliorando la coordinazione ed il controllo motorio oltre
che l'equilibrio. Migliora il controllo del proprio corpo, sviluppa
abilità e precisione nelle azioni e la coordinazione senso-motoria.
Anche il colore diverso dei cerchi aiuta per l'organizzazione
mentale, soprattutto quando i cerchi vengono condivisi.
4. gym
ball: vengono
fatti esercizi di carico verso l'alto, ovvero seduti sulla palla con
i piedi appoggiati a terra, che porta allo stimolo del
raddrizzamento capo-tronco e quindi una corretta postura ed
equilibrio. In questa particolare posizione i ragazzi possono
prendersi per mano e cercare il proprio equilibrio attraverso l'aiuto
ed il sostegno del compagno. Dopo gli esercizi di carico sotto stati
effettuati anche esercizi di scarico, ovvero posizionati proni sulla
palla per bilanciare il corpo tentando di staccare mani e piedi dal
terreno per trovare il proprio equilibrio.
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| Il lavoro di squadra nella salita a cavallo |
Una volta
eseguiti gli esercizi motori a terra i ragazzi ripetono
gli stessi sopra al cavallo in movimento tenuto alla longia
dividendoselo a turni; ma rimanendo sempre vicino al longeur,
partecipi degli esercizi dei compagni e spesso addirittura
condividendo il cavallo.
Il lavoro di
squadra consisteva anche nell'aiutarsi a vicenda a salire sul
cavallo. L'attività
diventa in questo modo un'attività
di condivisione, sostegno e aiuto
reciproco. I ragazzi
si appoggiano tra di loro nei momenti di bisogno in cui uno di loro prova paura,
fatica ad eseguire un determinato esercizio o addirittura lo
aiutano a ricordarne i passaggi,
complimentandosi con loro per la buona
riuscita della prestazione.
Possono chiaramente essere utilizzati altri ausili. Avete suggerimenti per esercizi a terra? Cosa ne pensate di questa attività?
martedì 9 dicembre 2014
Il Grooming
Vorrei aprire una discussione su quello che è l'argomento del Grooming (cura del cavallo).
Il grooming è un aspetto importante della relazione col cavallo, in quanto si crea uno spazio ed un'esperienza volta all'educazione e alla cura dell'altro. Il termine grooming, infatti, letteralmente significa: cura dell'aspetto e della persona, governatura, tolettatura, preparazione. E' il comportamento altruistico nei primati ed ha una valenza sociale importantissima, in quanto rafforza la struttura sociale di un gruppo e dei legami. Viene utilizzata per risolvere conflitti , riconciliare e consolare. Si riduce l'angoscia attraverso l'empatia.
Si tratta fondamentalmente dii un gesto di tipo altriustico.
Traslare questo concetto utilizzando il cavallo come oggetto di cura da parte degli utenti ,a mio parere, può essere fondamentale come primo approccio, ad esempio, a quello che è l'animale. A mio avviso, però, essere anche utilizzato come metodo a se' stante quando si vuole fare comprendere ai ragazzi il valore del rispetto di se' e dell'altro attraverso lo scambio e la collaborazione. Penso anche che questo tipo di approccio possa aiutare la persona nell'autostima, nella socializzazione con la "squadra" e la collaborazione (se più utenti si occupano dello stesso cavallo) e, soprattutto nell'autonomia.
Cosa ne pensate? Quali sono le vostre esperienze?
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| Il groomong |
Si tratta fondamentalmente dii un gesto di tipo altriustico.
Traslare questo concetto utilizzando il cavallo come oggetto di cura da parte degli utenti ,a mio parere, può essere fondamentale come primo approccio, ad esempio, a quello che è l'animale. A mio avviso, però, essere anche utilizzato come metodo a se' stante quando si vuole fare comprendere ai ragazzi il valore del rispetto di se' e dell'altro attraverso lo scambio e la collaborazione. Penso anche che questo tipo di approccio possa aiutare la persona nell'autostima, nella socializzazione con la "squadra" e la collaborazione (se più utenti si occupano dello stesso cavallo) e, soprattutto nell'autonomia.
Cosa ne pensate? Quali sono le vostre esperienze?
lunedì 8 dicembre 2014
Scopo del blog
L'uso dell'educazione equestre ai fini della riabilitazione è molto antica, le origini risalgono ad Ippocrate il quale fu il primo che descrisse il "salutare ritmo" del cavallo.
Attualmente la pratica della Riabilitazione Equestre è tutt'ora in uso ma è ancora poco conosciuta.
Questo blog si rivolge a quanti interessati a tale argomento, per chi vorrebbe saperne di più o per chi ha voglia di condividere la propria esperienza (in particolar modo nel territorio del Veneto, ma non solo).
Nonostante tale pratica sia fondamentale anche da un punto di vista anatomo-fisiologico, il mio invito è quello di concentrarsi e riflettere sulla dimensione psicologica, pedagogica, relazionale e sociale che attraverso la riabilitazione il cavallo può dare alla persona.
Vi ringrazio,
spero commentiate in molti.
Ilaria
Attualmente la pratica della Riabilitazione Equestre è tutt'ora in uso ma è ancora poco conosciuta.
Questo blog si rivolge a quanti interessati a tale argomento, per chi vorrebbe saperne di più o per chi ha voglia di condividere la propria esperienza (in particolar modo nel territorio del Veneto, ma non solo).
Nonostante tale pratica sia fondamentale anche da un punto di vista anatomo-fisiologico, il mio invito è quello di concentrarsi e riflettere sulla dimensione psicologica, pedagogica, relazionale e sociale che attraverso la riabilitazione il cavallo può dare alla persona.
Vi ringrazio,
spero commentiate in molti.
Ilaria
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| relazione utente - operatore |
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